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L'Opera del Divino Amore

di Giovanni Verga

Nel monastero di Santa Maria degli Angeli c'era sempre stata proprio la pacedegli angeli. Non dispute né combriccole quando trattavasi di rieleggere lasuperiorasuor Maria Faustinache reggeva il pastorale da vent'annicome iMongiferro da cui usciva tenevano il bastone del comando nel paese; non liti frale monache pel confessore o per la nomina delle cariche della comunità. Lecariche si sapeva a chi andavanosecondo la nascita e l'influenza delparentado. E come suol dirsi che il monastero è un piccolo mondoanche lìdentro c'erano le sue gerarchiechi disponeva di un pezzetto d'orticelloe chinochi aveva le sue camere riserbate sotto chiavele sue galline segnate allazampae i giorni fissi per servirsi delle converse e del forno della comunità.Ma senza invidiesenza gelosieche son l'opera del demonio e mettono ladiscordia dove non regna il timor di Dio e il precetto d'obbedienza. Già si sache tutte le dita della mano non sono eguali tra di loroe che anche nelTestamento Antico c'erano i Patriarchi e le Potestà. A Santa Maria degli Angelil'abbadessa e la celleraria erano sempre state una Flavetta o una Mongiferro:dunque vuol dire che così doveva esseree a nessuna veniva in mente dilagnarsene. Se nascevano delle questioni alle volte - Dio buonosiamo nelmondoe ne nascono da per tutto - suor Faustina colle belle manieree donGregorio suo fratello coi sorbetti e i trattamenti che mandava per tutte quantele religiosenelle feste solennimantenevano nel convento il buon ordine e ilprincipio d'autorità. Ma un bel giornoquesta bella pace degli angeli se ne andò in fumo. Bastò un'inezia e ne nacqueun diavolìo. Padre Cicero e padre Amoreliguorini e cime d'uominivennero in paese pel quaresimale e fondarono l'Operadel Divino Amorecon sermoni appropriati e sottoscrizioni pubbliche fra ifedeli. Se ne parlava da per tutto. Le buone suore avrebbero voluto vedereanch'esse di che si trattava. Però il monastero ne aveva pochi da spendereesuor Maria Faustina diceva che bastava don Matteo Curcioil cappellanoper gliesercizi spirituali. C'era in quel temponovizia a Santa Maria degli AngeliBelloniafiglia di Pecu-Pecuil qualearricchitosi col battezzare il vinoaveva messo superbia per sé e pei suoi eaveva pensato di far educare la figliuola fra le prime signore del paese -motivo d'appiccicarle il Donnase giungeva a maritarla come diceva lui.Bellonia peròrimasta nel sangue bettoliera e tavernaiain convento cistava come il diavolo nell'acqua santae gliene fece vedere di ogni colorealui Pecu-Pecue alle monache tutte quant'erano. La prima volta fuggìficcandosi nella ruota del parlatorio. Una povera donna che si trovava lìappunto a ricevere non so che piatto dolce dalle monacherimase figuratevicomeinveceal vedersi sgusciar fuori dallo sportello quel diavolo in carneappena girò la macchina. Un'altra volta si calò dal muro dell'ortocollesottane in ariaa rischio di spezzarsi il collo. Un giorno che si facevanocerti lavori nel monasteroe c'era quindi un via vai di muratori alla portaBellonia si cacciò fra le gambe della suora portinaiae via di corsa.Pecu-Pecupoverettoogni volta correva a cercare la sua figliuola di qua e dilàfra gli altri monellinei trivifuor del paesedietro le siepi di fichid'India puree la riconduceva per un orecchio al conventosupplicando la madrebadessa di perdonarle e ripigliarsela per amor di Dio. Alla ragazzetta che siribellava poie strillava rivoltolandosi in giro per terrastrappandosi vestie capellie non voleva starcicarcerata in conventoPecu-Pecu tornava a dire:- Belloniaabbi pazienza!... Per amor del tuo papà!... Dammi questaconsolazione al papà! - Bellonia non volevadargliela. Vedendo che non poteva escirnedi gabbiao dopo tornava a cascarciper semprecercò il modo e la maniera di farsene cacciar via dalle monachestesse. Attaccò lite con questa e con quellamise zizzanieinventòpettegolezzifece altre mille diavoleriee non giovava niente. Pecu-Pecuaccorrevapregavasupplicavafaceva intendere questo e quell'altrosigiovava della protezione di don Gregorio Mongiferro e degli altri pezzi grossich'eran tutti suoi debitorimandava regali al conventoe Bellonia vi restavasempre. Tantosuo padre si era incaponito di lasciarvela a impararel'educazionesino a che la maritava. - Tudammi questa consolazionee il papà in cambio ti contenterà in tutto quelloche desideri -. - Pensa e ripensainfineBellonia disse che voleva quelli del Divino Amoree Pecu-Pecu fece venire i duepadri liguorini a sue spese. Quaresimale in regola e Santa Maria degli Angelicon organomortaletti e suono di campane. Dopodue giorni soli che padre Cicero e padre Amore fecero sentire la parola di Dio amodo lorole povere monache parvero ammattite tutte quant'erano. Chi fu presadagli scrupolie chi si trovava ogni giorno un peccato nuovo. Estasi dibeatitudinefervori religiosinovene a questa o a quella Madonnadigiunicilizidiscipline che levavano il pelo. Parecchie si accusarono pubblicamenteindegne del velo nero. Suor Candidaper mortificazionenon si lavava piùneppur le manisuor Benedetta portava una funicella di pelo di capra sulle nudecarnie suor Celestina arrivò a mettere dei sassolini nelle scarpe. A suorGloriosa infine la predica dell'Inferno aveva fatto dar volta completamente alcervelloe andava borbottando per ogni dove: - Gesù e Maria! - San MicheleArcangelo! - Brutto demoniova via! - Siccomela grazia poi toccava i cuori per bocca dei due predicatori forestierile suore se li rubavano al confessionaleal parlatorioli assediavano sino acasa per mezzo del sagrestanocoi dubbi spiritualicoi casi di coscienzacoivassoi pieni di dolci. Alla madre abbadessa fioccavano le domande dellereligiosele quali chiedevano l'uno o l'altro dei due padri liguorini perconfessore straordinario. Invano suor Maria Faustinache ai suoi anni eranemica di ogni novitàrifiutava il permessoanche per riguardo a don MatteoCurcioche era il cappellano ordinario del monastero. Le monache ricorrevano alvicarioall'arcipretesino al vescovoinventavano dei peccati riservatisilamentavano che don Matteo Curcio era duro d'orecchioe non dava quasi retta: -Gnora sì - Gnora no - Ho inteso - Tiriamo innanzi -. Qualcheduna giunse adaccusarlo di far cascare le penitenti in distrazionecon quella barba sudiciadi otto giorniche in un servo di Dio non ispirava alcuna devozione.Invece i due padri forestieriquelli sì che sapevano fare! L'unopadreAmoreche portava il nome con séun bell'uomo che si mangiava l'ariaefaceva tremar la chiesa in certi passi della predica; e padre Ciceroun artistanel suo generetutto san Giovanni Crisostomocol miele alle labbra. I peccatisembravano dolci a confidarli nel suo orecchio. E la bella maniera che aveva diconsolare! - Sorella miala carne è fragile. - Siamo tutti indegni peccatori.- Buttatevi nelle braccia del Divino Amore -. Allorché vi sussurravaall'orecchio certe parolecon la sua voce insinuantecon le pupille colord'oro che vi frugavano addosso attraverso la gratasembrava che vi s'insinuassenella coscienzaquasi l'accarezzassetalché quando levava per assolverviquella bella mano fine e biancavi veniva voglia di baciarla.Qualche disordine s'era notato sin da principio. C'erano state dellemormorazioni a causa di suor Gabriella la quale accaparravasi padre Amore tuttele mattinee lo sequestrava al confessionale per delle orequasi ella avesseil jus pascendi perché discendeva dal Re Martino. Altre si sentivanoumiliate dai canestri di roba che suor Maria Concetta mandava in regalo a padreCicero: pasteconservesacchi interi di zucchero e caffè; alla sua gratanelparlatoriodopo la messa di padre Cicerosembrava che vi fosse il trattamentodi qualche monacazione. Voleva dire che chi non poteva spenderecome suor MariaConcettao doveva fare una magra figurao non si poteva mettere in grazia diDio col confessore forestiero. Perciò suorCelestina fu costretta a privarsi delle due uniche gallinee suor Benedettache non aveva altrodovette sollecitare la grazia di lavare colle sue mani labiancheria di padre Cicero. - Ogni fiore è segno d'amore. - I due reverendiprotestavanopadre Cicero specialmenteche ci stava alle convenienze: - Nonvoglio. - Non posso permettere -. Una volta finse pure d'andare in collera condon Raffaeleil sagrestanoche non c'entrava per nulla affattoe di quellescene non ne aveva viste cogli altri pretistomacato dalla commedia in cuipadre Amore rappresentava poi la parte di paciere e pigliava lui le paste e iregaliper non mandarli indietro. - E per non dir neanche grazie! - borbottavadon Raffaele tornandosene a mani vuote. Ma infinesia padre Cicero o padreAmorei reverendi pigliavano ogni cosaa somiglianza degli apostoli che eranopescatori e usavano la rete. Tutti i giornidal monastero ai Cappuccinidoveerano alloggiati padre Amore e padre Ciceroandava su e giù don Raffaelepoveracciocarico di vassoi e di canestri pieni di regalisicché una voltadon Matteo Curcionon per indiscrezionema per saper dire il fatto suo a tempoe luogo colle antiche penitentise mailo fermò per viae volle cacciare ilnaso sotto il tovagliuolo che copriva il canestro. -Caspitadon Raffaele! Dev'esser festa solenne anche per voicon tante manceche vi daranno i liguorini! - Il sagrestanogli rispose con un'occhiataccia. - Manceeh?... Neanche uno sputo in facciavossignoria!... Retribuere Dominebonafacientibusche non costa niente... - FiguriamociBelloniache aveva fatto la spesa dei liguorinie credeva di averli tutti persé! Villana senza educazione com'erasi diede a insolentire questa equell'altra. - Suor Celestina che stava al confessionale mezze giornate intere.- Suor Maria Concetta che s'accaparrava padre Amore. - Suor Celestina che basivadinanzi a padre Cicero. - La gelosia del monastero insommaDio ne scampi eliberi. La madre abbadessa allora fece atto d'autoritàper metter freno alloscandalo. Niente liguorini. Niente confessori straordinari. Chi voleva ricorrereal Tribunale della Penitenza c'era don Matteo Curcioil cappellano solitonessuna eccettuataa cominciare dalla Flavettach'è tutto dire. SuorGabriella non disse nullama non si confessò neppurené coi liguorininécol cappellano ordinarioquindici giorni interi. La superiora quindia farvedere che non era una Mongiferro per nulla: -Suor Gabriellaprecetto d'obbedienzaandate a confessarvi da don Matteo Curcio-. Suor Gabriella fece anche questasipresentò al confessionalecon quell'alterigia di casa Flavetta:- Son venuta a fare atto d'obbedienza alla madre badessa. Mi presento -.E null'altro. Il povero don Matteo Curciobuono come il panenon potéfrenarsi questa volta. - Voi altre signoremonache siete tutte superbe- disse- ma vossignoria è la più superba ditutte -. Bellonia però tenne duro: o ilpadre liguorinoo niente. Pecu-Pecu dovette tornare a infilare il vestito nuovoe venire a intercedere. L'abbadessa dura lei pure. -Anche le educande adesso? Ci voleva anche questa adesso! Perché lo tengo padreCurcio allora? - Pecu-Pecuche gli cuocevaancora la spesa dei liguorininon sapeva darsi pace. - O bella! Come se leeducande non potessero avere dei peccati riservati meglio delle professe! Son ioinfine che pago!... - E nell'andarsene mortificato e deluso si lasciò purescappar di bocca: - Sino in Paradiso si deveandare per riguardo umano! Se Bellonia fosse figlia di qualche barone spiantatol'avrebbe avuto il liguorino! - Belloniaintanto per spuntarla pensò di mutar registro. Demonio incarnatosi mise afare la santacadendo in estasi ogni quarto d'orapresa dagli scrupoli se letoccavan una manofacendo chiamare in fretta e in furia don Matteo Curcio alconfessionale due o tre volte al giornocome se fosse in punto di dannarsil'animaper dirgli invece delle sciocchezzetanto che il pover'uomo ci perdevail latino e la pazienza. - Figliuola miailtroppo stroppia. - Questo è opera della tentazione. - Che c'è di nuovosentiamo? - C'è che ho un peccato grosso.Ma non vuol venir fuori con vossignoria... O che non sapete fareo che mi sieteantipatico... - Finché il pover'uomo perdéla pazienza del tuttoe le sbatté il finestrino sul muso. La madre abbadessamontò su tutte le furie contro Belloniae le appioppò una bella penitenzailgiorno stessoin pubblico refettorio: -Donna Belloniamangerete coi gattiper insegnarvi il precetto d'umiltà -sentenziò suor Maria Faustina colla voce nasale che metteva fuori nelleoccasioni in cui le premeva far vedere da chi nasceva.La ragazzacciacome se non fosse stato fatto suose ne stavatranquillamente ginocchioni nel bel mezzo del refettorioseduta sulle calcagnacolla disciplina al colloe la corona di spine in capoe per ingannar la noiacontava quanti bocconi faceva intanto suor Agnese con mezzo uovoe quantemosche mangiavano nello stesso piatto di suor Candida. Poscia cavò fuori ditasca pian piano l'agoraioe si divertì a far passare gli aghi da un bocciuoloall'altro. Tutt'a un trattomentre suor Speranza dal pulpito faceva la letturae le altre religiose stavano zitte e intente col naso sul piattosi udì lafigliuola di Pecu-Pecuda vera figlia di tavernaio che eraa sbadigliare inmusica. La superiora picchiò severamentesul bicchiere col coltelloe si fece silenzio. -Donna Bellonia! precetto d'obbedienzafarete subito subito tre volte la viacrucis ginocchionicol libano e la corona di spine! -La ragazza spalancò gli occhiacci mezzo assonnatiancora a boccaapertae domandò: - Perché signorabadessa? - Per insegnarvi l'educazionedonna voi! - Già... l'educazione... alsolito!... - Poisempre seduta sullecalcagna in mezzo al refettoriocominciòstrapparsi di dosso la corona dispine e la funicella sparsa di nodi strillando: -Io non voglio starci quilo sapete!... È mio padre che vuol tenermi quifinché mi marito... - L'ha preso per unalocanda il monasterol'ha preso! - disse forte suor Benedetta. - Anzi l'hapreso per un'osteria!... - Giàl'osteria!... Vossignoria che lavate i fazzoletti di padre Cicero per sentirel'odore del suo tabacco... Come se non fosse peggio!... -Scoppiò una tempesta nel refettorio. Suor Maria Concetta lasciò latavola forbendosi la bocca col tovagliuolo a più ripresequasi ci avesse delleporcherie; suor Gabriella arricciò il naso adunco dei Flavettasputando di quae di là. La superiora poi sembrava che le venisse un accidentegialla come lozafferanocolla voce che dalla collera le tremava nel naso e fra i caninimalfermi. Tutte quante che se la prendevano con donna Belloniaritte in piedivociando e gesticolando. - Sissignora! -ostinavasi a dire la figlia di Pecu-Pecu colla faccia tosta di monella. - Comenon si sapesse!... Suor Maria Concetta che gli imbocca i biscottini colle suemania padre Cicero!... E le male parole che suor Gabriella ha detto a suorCelestina perché le ruba padre Amore!... -È uno scandalo! una porcheria! - strillavano tutte insieme.Suor Gloriosacogli occhi fuori dell'orbitaandava borbottando:- Gesù e Maria! - San Michele Arcangelo! - Libera nosDomine!...- Sissignora! le porcherie le fanno loro pel confessore. Io non ho potutoaverloil confessore forestieroperche non son figlia di barone!... -La superioraritta sulla predella abbazialeriescì infine a far udirela sua voce in falsetto: - Lo scandalo lo focessare io! Da ora innanzi il solo confessore di tutta la comunità sarà donMatteo Curciocome prima!... Precetto d'obbedienza! La madre portinaia nonlascierà passare più nulla senza il mio permesso speciale... Precettod'obbedienza!... Voidonna Belloniafarete otto giorni di cella a pane edacqua. Dopo poi si vedrà con vostro padre!... - Nonsi dormì quella notte a Santa Maria degli Angeli. «Cheposso farci se l'amo? Forse che al cuore si comanda?...» dice la Sposa deiCantici... Padre Cicerodacché gli erachiuso il parlatorio e il confessionale di Santa Maria degli Angelifacevaparlare ogni momento la Sposa dei Canticinegli ultimi sermoni del quaresimale.Padre Amorepiù focososcorrazzava come un puledro nel Testamento Vecchio eNuovocavandone fervorini di questa fatta: «Tumi hai involato il cuoreo sposasorella mia: tu mi hai involato il cuore conuno dei tuoi occhi» - «O Diotu ci hai scacciati... Dacci aiuto per uscir didistretta...». Nel corodi rispostaeranosospiri repressisoffiate di naso ancora più eloquenti. Suor Benedettachenon sapeva frenarsisinghiozzava addirittura come una bambinasotto il velonero. - E Bellonia che doveva udire e inghiottir tutto.Gonfiagonfiale venne in mente all'improvviso l'ispirazione buona.Terminato il triduospenti i lumi e pagate le spesepadre Amore e padreCicero vennero a ringraziare le signore monache e a prender congedo dalle figliepenitentiuna dopo l'altraper non destar gelosie. Le poverette figuratevi inquale statoe padre Cicero cavando di tasca il fazzoletto ogni momentoquasigli si spezzasse il cuore a quella separazione. A un trattoin mezzo alla scenamuta che succedeva fra padre Amore e suor Celestinatutt'e due colle lagrimeagli occhisaltò in mezzo anche Belloniacome una spiritatae ne fece edisse d'ogni sorta. Pianticonvulsionistrilli che si udivano dalla piazzatanto che corsero i vicini. Pecu-Pecudon Matteo Curcioed anche glisfaccendati della farmacia. E poiquando vide il parlatorio pieno di genteBellonia si mise a gridare che voleva andarsene coi padri liguoriniche ciaveva il cuore attaccato con essi - un putiferio. Saltò su allora la madreabbadessacome una furiae se la prese con tutti quantia cominciare dailiguorini. - Ah? È questa l'opera delDivino Amore che intendete voi? Non son chi sono se non vi faccio pentire!Scriverò a monsignore! Vi farò togliere la messa e la confessione! Vedrete chisieno i Mongiferro! - Quei poveri servi diDio se ne andarono più morti che vivila madre abbadessa fu costretta a mandarvia quel diavolo di ragazzae Pecu-Pecu dovette ripigliarsi la sua Belloniache non prese il Donnama vinse il punto.